Dieci anni di iPhone, dieci anni di condivisione (e business)

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«Oggi abbiamo reinventato il telefono». Così dieci anni fa – era il 9 gennaio 2007 – Steve Jobs svelava il primo iPhone. Che non avrebbe reinventato solo il settore della telefonia, ma anche la vita quotidiana dell’oltre un miliardo di persone che ne possiede uno. Chissà in quanti immaginavano che avere un iPhone in tasca avrebbe equivalso a condividere gioie e dolori col resto del mondo e, perché no, a fare business.

Grazie al melafonino, di cui sta per uscire l’ottavo modello, i momenti sia pubblici che privati delle nostre giornate sono finiti sugli schermi di tutti, amici e sconosciuti. Senza smartphone, difficilmente i social network avrebbero avuto un così grande successo: non si può girare con il computer in tasca, ma con un cellulare che sta nel palmo di una mano e che ha le stesse funzionalità di un pc sì. E allora via di riflessioni affidate a Twitter, video e fotografie da postare su Facebook e Instagram (nel 1990 scattavamo 80 milioni di foto l’anno, adesso 2,5 trilioni, dice Repubblica), di cui il re indiscusso è il selfie: mai sarebbe diventata parola dell’anno dell’Oxford Dictionary nel 2013 senza la fotocamera frontale che Apple introdusse sull’iPhone 4 tre anni prima. Messaggi e videochiamate fanno il resto, per tenere il mondo costantemente aggiornato su quello che facciamo: WhatsApp, principale app di messaggistica istantanea, fu sviluppata inizialmente solo per iOS, nel 2009, e solo dopo anche per gli altri sistemi operativi.

Ma il telefonino di Steve Jobs non è solo un passatempo: in tanti ci hanno presto visto l’occasione giusta per fare soldi. Forse non è un caso che quest’anno si festeggino anche i dieci anni (e i 100 milioni di utenti) di Airbnb. Se la sharing economy ha fatto il botto negli ultimi anni, infatti, è proprio grazie agli smartphone: Uber – che è appena stato valutato per 68 miliardi di dollari – vive unicamente su mobile, e non è semplice pensare che qualcosa che esiste solo sul nostro iPhone valga di più di Tiffany, per dirne una. Ma non potrebbe essere altrimenti: se lo scopo delle piattaforme di sharing economy è di renderci la vita più semplice, l’uso più naturale non può che essere quello da cellulare. Ovunque siamo e in qualunque momento – basta solo la connessione ad internet – ci basta un clic per ricevere il servizio che desideriamo o per mettere in condivisione ciò che abbiamo, dalla casa all’automobile. Tutti quelli che hanno fatto affari con le app di commercio peer-to-peer devono, quindi, ringraziare calorosamente Mr. Jobs. Il mercato è in espansione – si stima che nel 2025 le transazioni arriveranno a valere 300 miliardi di dollari – e sembra che di posto ce ne sia per tutti, dalle idee più folli a quelle che rispondono a bisogni reali. Side Hustle Nation ne elenca 200: si può prendere qualche spunto, lasciando fare il resto al miglior alleato di start-upper e piccoli imprenditori. Chi? L’iPhone, ovviamente.


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